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Dante fu (anche) un divulgatore scientifico

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Incontro con il professor Gian Italo Bischi

Mercoledì 28 aprile 2021 le classi terze e quarte dell’Istituto hanno avuto il piacere di assistere, purtroppo a distanza, ad una conferenza del professor Gian Italo Bischi, intitolata “Dante, divulgatore scientifico”.

L’incontro si è svolto a partire da alcune considerazioni sulla formazione universitaria dell’uomo medievale di un certo rango, centrata sullo studio delle discipline del trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del quadrivio (matematica, astronomia, musica e geometria). Successivamente il relatore ha parlato dell’esistenza di scuole tecniche, le Scuole d’abaco, in cui si insegnavano i rudimenti di matematica ed economia necessari alle professioni artigiane che stavano emergendo a partire dal XIII secolo. Tali presupposti ci hanno fatto comprendere come sia possibile che il Sommo poeta, nel corso dei suoi studi, abbia potuto sviluppare una conoscenza così completa.

Quest’ultima componente ci fa apprezzare ancor di più la sua figura, che viene così riconosciuta non solo dai letterati, ma anche dagli esperti del sapere scientifico.

Il poeta stesso inoltre ribadisce nel “Convivio” (l’opera che ci introduce alla lettura della Commedia), che il suo scopo principale è quello di poter fornire anche ai non specialisti, le “briciole” dei banchetti degli universitari medievali, ovvero portare a tutti coloro che sapevano leggere vari spunti di riflessione su tutti i campi del sapere.

Questo proposito, inoltre, trasmette la sua idea così democratica di cultura, intesa come un cibo indispensabile e a cui tutti devono poter accedere.

Sono state anche molto interessanti le analisi di alcuni passi della Commedia da parte del professore che, con la sua formazione scientifica, ci ha sapientemente illustrato i concetti che l’Alighieri ha riportato nelle sue immortali terzine, come la percezione che i medievali avevano della gravità, descritta nell’ultimo Canto dell’Inferno, oppure l’accenno all’importanza dell’utilizzo di un metodo sperimentale, che ci viene spiegato da Beatrice nel II Canto del Paradiso.

Ovviamente l’uso di questo verrà poi formalizzato da Galileo Galilei tre secoli dopo, anche se, dalla lettura della più celebre opera del poeta, possiamo comunque meravigliarci della sua incredibile capacità intuitiva e, forse, quasi profetica.

Alla fine dell’incontro, il professor Bischi ci ha ricordato la valenza che ha la divulgazione scientifica che, soprattutto in periodi come quello del Coronavirus, deve essere efficace e comprensibile a tutti, quindi democratica, come ci insegna il lavoro dell’Altissimo poeta.

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