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LEZIONI APERTE

Che la questione del libero arbitrio fosse articolata e complessa, lo si poteva supporre. Ma difficilmente il pubblico, intervenuto numeroso e attento alla quarta lezione aperta dell’anno, poteva aspettarsi la varietà delle posizioni filosofiche che, con zelo e sforzo di sintesi ammirevoli, Andrea Mosca ha illustrato nel corso del suo appassionato intervento.
Dai ‘compatibilisti’, per i quali il determinismo e la libertà umana sono conciliabili -e l’uomo ha quindi la libertà di ‘agire’, anche se non possiede la libertà di ‘volere’-,  agli ‘incompatibilisti’, per cui le azioni umane o sono libere, perché non esiste di fatto un determinismo, o sono rigidamente determinate, al pari di tutti gli altri fenomeni naturali. 
Effettivamente la possibilità di descrivere con sempre maggior precisione il patrimonio genetico umano e il funzionamento della corteccia cerebrale sembra attualmente dare ragione a chi attribuisce ben poco o nessuno spazio alla libertà della nostra mente; ma per quanto i progressi tecnologici consentano di mostrare quasi ‘in diretta’ l’attività del cervello, e le neuroscienze riescano a mettere in relazione sempre più stringente i nessi tra aree corticali e comportamenti umani -aprendo imponenti interrogativi a livello giuridico sul rapporto tra lesioni cerebrali e atti criminali-, sembra impossibile al momento dimostrare scientificamente la non esistenza del libero arbitrio (però, quindi, nemmeno la sua esistenza).
Si finisce così per dover continuare a indagare, come la filosofia insegna, alla ricerca di una soluzione che forse non si troverà mai, se quello della coscienza è, come dice il genetista Edoardo Boncinelli, “il mistero dei misteri”. Resta il fascino della curiosità umana che –come ha dimostrato Andrea Mosca con il suo vivo interesse e l’entusiasmo per il tema affrontato- non  può accettare di chiudersi nei limiti del mistero. E questa è forse la prova migliore, se non della libertà dell’arbitrio, della libertà del pensiero.

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